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fisioterapia con il dr.Vrola - Osteopatia con il dr Vrola a Torino e Orbassano

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fisioterapia con il dr.Vrola

trattamenti

La fisioterapia (dal greco Φυσιο= naturale e θεραπεία = terapia) è una branca della medicina che si occupa della prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione dei pazienti affetti da patologie o disfunzioni congenite o acquisite in ambito neuromuscoloscheletrico e viscerale attraverso molteplici interventi terapeutici, quali: terapia fisica, terapia manuale/manipolativa, massoterapia, terapia posturale, chinesiterapia, terapia occupazionale e altre.
La fisioterapia è praticata dal dottore in fisioterapia (Fisioterapista), professionista laureato appartenente alla classe delle professioni sanitarie della riabilitazione.
Il fisioterapista esercita le proprie competenze con titolarità e autonomia professionale, in ambito libero professionale oppure in contesto di equipe multidisciplinare insieme a medici specialisti e/o ad altre professioni sanitarie.

Il fisioterapista assiste il paziente nel recupero funzionale per quanto concerne le menomazioni e le disabilità motorie qualunque ne sia la causa.
Applica quindi all'interno di un programma terapeutico e sotto la propria responsabilità nell'esecuzione delle stesse, le tecniche di base e speciali di esercizio terapeutico e di rieducazione funzionale, le metodiche lt massoterapiche, la fisioterapia strumentale.
Il fisioterapista, quindi, in fase clinica di post-acuzie utilizza tecniche terapeutiche basate sull'esercizio fisico miranti al recupero di abilità perdute a causa di un evento morboso recente, applicando metodiche di base e tecniche speciali per il raggiungimento dello scopo.
Questo include il benessere fisico, psicologico, emozionale e sociale. Ciò richiede l'interazione tra il fisioterapista, il paziente/cliente, l'equipe riabilitativa, le famiglie, i care-givers, case-managers, le comunità in un processo dove il movimento potenziale viene valorizzato e gli obiettivi condivisi attraverso la specifica conoscenza e competenza del fisioterapista.
Il fisioterapista utilizza l'anamnesi, l'esame fisico e quando necessario i risultati di esami di laboratorio (esame radiografico, ecografico, elettromiografico, ecc.) per effettuare la valutazione e stabilire un piano di trattamento in seguito alla diagnosi della patologia.
La fisioterapia comprende numerose specialità:
ortopedia, neurologia, reumatologia, geriatria, cardiologia, pneumologia, pediatria, stomatognatica,
solo per citare i settori d'intervento più comuni.
Il fisioterapista può esercitare la sua professione in varie modalità: in ambito pubblico o privato, come libero professionista o dipendente presso ospedali o cliniche, presso servizi di riabilitazione, presso servizi di assistenza domiciliari, in ambulatorio o studio professionale, presso centri di ricerca, ospizi, scuole, università, industrie, centri di fitness ed associazioni sportive.
La formazione risulta sensibilmente variabile da nazione a nazione. Il percorso formativo spazia da nazioni che prevedono una formazione di livello universitario di 3 anni più 2 (Italia) a nazioni che prevedono una breve educazione formale.
A partire dal 1999, la formazione del fisioterapista, è di competenza delle sole Università; in particolare il percorso accademico rientra all'interno della classe delle professioni sanitarie della riabilitazione SNT/02 ed è collocato all'interno delle Facoltà di Medicina e Chirurgia.
Al momento la figura professionale del fisioterapista risente dell'abusivismo della professione e della mancanza di un ordine professionale che tuteli gli operatori abilitati e i pazienti.

Si ritiene che medici dell'antichità quali Ippocrate e successivamente Galeno possano essere considerati i primi praticanti di Fisioterapia. Essi proponevano trattamenti come il massaggio, tecniche di terapia manuale e lt idroterapia già nel 480 a.C. Con lo sviluppo dell'Ortopedia durante il diciottesimo secolo, si iniziò a curare la gotta e disturbi simili sviluppando esercizi sistematici delle articolazioni che anticipavano i successivi sviluppi della fisioterapia. Si iniziarono ad inventare macchine come il Gymnasticon.

Le prime origini documentate della attuale fisioterapia come oggi la intendiamo risalgono allo svedese Pehr Henrik Ling, padre della "ginnastica svedese", che fondò nel 1813 il "Royal Central Institute of Gymnastics" per massaggi, manipolazioni ed esercizi.
La parola svedese per fisioterapista è “sjukgymnast” = “ginnasta dei malati”.
Nel 1887, i fisioterapisti ottennero la registrazione ufficiale presso il Consiglio Nazionale Svedese per la salute e il Welfare.
Presto la Fisioterapia venne riconosciuta in altre nazioni: nel 1894 fu fondata in Gran Bretagna la "Chartered Society of Physiotherapy", nel 1913 alla Università di Otago in Nuova Zelanda la "School of Physiotherapy", e nel 1914 la "United States' Reed College" a Portland.
Nel marzo del 1921, negli Stati Uniti, viene pubblicato il primo lavoro di ricerca sulla "PT Review". Nasce la Physical Therapy Association (oggi "American Physical Therapy Association")(APTA), fondata da Mary McMillan.
Nel 1924, la Georgia Warm Springs Foundation propose la fisioterapia come trattamento per la poliomielite.
Durante gli anni '40 i trattamenti consistevano essenzialmente in esercizi, massaggi e trazioni. Procedure manipolative del rachide e delle articolazioni delle estremità cominciarono ad essere praticate, specie nei paesi del Commonwealth britannico, durante i primi anni cinquanta. Da allora l'attività dei fisioterapisti cominciò ad uscire dall'ambito strettamente ospedaliero diffondendosi anche nei centri di ortopedia, nelle scuole, nelle strutture geriatriche, nei centri di riabilitazione.
Nel 1921 fu fondata negli Stati Uniti la prima associazione professionale, chiamata American Women's Physical Therapeutic Association, che nel corso del tempo è diventata l'attuale APTA (American Physical Therapy Association), che attualmente rappresenta circa 76 000 membri negli Stati Uniti.
L'APTA definisce la Fisioterapia come: "applicazione clinica del recupero, mantenimento, e promozione della funzione fisica ottimale."
L'APTA, nel 1974 fondò la prima negli Stati Uniti Sezione Specializzata di Fisioterapia Ortopedica, formata dai fisioterapisti specializzatisi in quella materia
Sempre nel 1974, fu fondata la International Federation of Orthopaedic Manipulative Physical Therapists che ha giocato un ruolo importante nello sviluppo della Terapia Manuale in tutto il mondo.

La fisioterapia utilizza metodi di trattamento che possono essere classificati nei seguenti raggruppamenti:
Valutazione o diagnosi fisioterapica, compresa l’anamnesi, la valutazione del caso, la determinazione degli obiettivi e la programmazione del trattamento. Comprende la valutazione di protesi e ortesi e l'eventuale prescrizione di ausili.


Chinesiterapia
(chinesiterapia segmentaria, chinesiterapia passiva, mobilizzazione articolare, mobilizzazione passiva e mobilizzazione attiva, rinforzo muscolare, rieducazione isocinetica, meccanoterapia, ginnastica in piscina, estensioni vertebrali, trazioni vertebrali manuali, trazioni vertebrali meccaniche, etc.)
La chinesiterapia è una particolare terapia manipolativa usata in fisioterapia che si prefigge la riabilitazione e la rieducazione funzionale di singoli muscoli o gruppi muscolari o dell’intero organismo. E’ una terapia indicata nei casi di necessità di recupero muscolare ed articolare e non ci sono controindicazioni.
La Chinesiterapia si divide in 2
- Chinesiterapia passiva
- Chinesiterapia attiva
Chinesiterapia passiva: in questo caso il terapista esercita sul paziente, che resterà passivo, tecniche particolari al fine di gestire in modo appropriato il movimento della parte del corpo da trattare.
Chinesiterapia attiva: in questo caso, invece, è lo stesso paziente che agisce in modo attivo sotto la direzione e la supervisione del terapista che gli farà eseguire gli esercizi più idonei. Durante la seduta di Chinesiterapia attiva sarà possibile usare elastici, palloni, bastoni, tappetini, ecc per facilitare o rendere più difficoltoso il movimento a seconda dello scopo.

Rieducazione Motoria
La rieducazione motoria mira a ristabilire la normale funzionalità muscolare, miofasciale, articolare e di coordinazione del movimento di uno o più arti e, di conseguenza, di tutto il corpo.
Viene effettuata, in genere, inizialmente in maniera passiva e poi attiva. E' indispensabile in caso di interventi chirurgici a carattere ortopedico, sia come preparazione ad esso che, in seguito, come riabilitazione. Essa risulta inoltre determinante nel trattamento delle patologie a carattere neuro-motorio.
Oltre che per scopi terapeutici, la rieducazione motoria sta giustamente assumendo un ruolo sempre più importante in campo preventivo e sportivo. Ricordiamo che lo stile di vita attuale (sedentarietà, stress, habitat e superfici artificiali) porta a una perdita di coscienza del proprio corpo (dispercezione corporea) con conseguente perdita di abilità motorie, alterazioni posturali e quindi, in ultima analisi, in base alla psiconeuroendocrinoimmunologia, di salute fisico-psichica.

Rieducazione funzionale
La rieducazione funzionale è il ripristino della corretta funzione di un distretto corporeo nella globalità sistemica del corpo stesso.  A seguito di traumi o interventi chirurgici, per patologie ortopediche o neurologiche il paziente presenta una ridotta capacità funzionale, quindi una impossibilità allo svolgimento della corretta funzione di un segmento corporeo con possibile conseguente riduzione della funzionalità corporea in toto.  Il compito della terapia è ripristinare attraverso metodiche specifiche la corretta funzione.  Durante le sedute vengono quindi applicate tecniche attive e/o passive di rieducazione mirate al recupero della mobilità articolare, del tono muscolare e degli schemi posturali e motori originali.

Riabilitazione propriocettiva
La propriocezione è la capacità di rilevare il senso di posizione e di movimento di una parte del corpo senza l’ ausilio della vista.
Questo è reso possibile da particolari recettori sensoriali, i propriocettori, situati nei muscoli, nei tendini e nelle capsule articolari che inviano continue informazioni al SNC (Sistema Nervoso Centrale) determinando un riflesso il cui effetto principale è stabilizzare l’articolazione, generando un’ appropriata risposta motoria dei muscoli direttamente coinvolti .
Quando si subisce un trauma ad un’ articolazione anche i recettori ne risultano compromessi: ovvero non inviano le informazioni che ne garantiscono la tutela. Ciò provoca errori nelle informazioni della sensibilità propriocettiva che raggiunge i centri corticali, e di conseguenza modificazioni nelle sensazioni percepite coscientemente e risposte motorie non adeguate alla reale situazione dell’ articolazione.

Massoterapia
La massoterapia è una medicina riabilitativa e preventiva. Per massaggiare si usa comunemente olio, crema, o talco, prodotti  selezionati in base alle finalità  del trattamento e in relazione al tipo di cute da trattare.
Un massaggio effettuato con sfioramento, frizione e pressioni leggere si trasforma quasi sempre in uno stato di rilassamento generale e di distensione psicofisica. una seduta di massoterapia non è determinabile esattamente nella durata in quanto questa varia a secondo della zona da trattare, della patologia in atto, di come risponde il paziente, della sua sensibilità , della sua età  e condizione generale. La determinazione del numero delle sedute e della durata del singolo trattamento sono sempre da programmare in base ai progressi ottenuti, anche se generalmente e per convenzione si fanno pacchetti di dieci incontri invitando il paziente a finire il ciclo anche se la sintomatologia è scomparsa, al fine di garantire un buon risultato duraturo. Se il paziente necessita di pi๠di dieci sedute si interromperà  il ciclo per una decina di giorni prima di iniziare il successivo. Il primo trattamento non sarà  di lunga durata e neanche di grande intensità .
La massoterapia ha una larga applicazione non solo nelle cure dei traumi e delle malattie, ma anche nella eliminazione della fatica, per aumentare le capacità  di recupero e di lavoro degli atleti e per indurre rilassamento nelle persone tese e stressate.  Sulla cute il massaggio produce una riduzione dello strato corneo, una migliore vascolarizzazione e un miglior trofismo, migliora l'elasticità , aumenta le funzioni specifiche (secrezione sebacea), facilita la penetrazione di sostanze, produce una vasodilatazione di tipo attivo con conseguente arrossamento, migliora la sensibilità  propriocettiva, dolorifica calorica. Sulla circolazione il massaggio ha un effetto prevalente sul circolo di ritorno, poco sui capillari.
Sui vasi linfatici il massaggio ha un effetto favorevole. Migliorando la circolazione il cuore lavora meglio: aumenta la gittata per aumento del circolo di ritorno, diminuisce la frequenza e si abbassano le resistenze sia dei grossi vasi che dei capillari. Sul tessuto muscolare, il massaggio aumenta il trofismo e la capacità  di recupero in quanto il muscolo essendo riccamente vascolarizzato ed innervato trae beneficio dalle stimolazioni meccaniche che ne migliorano il tono. Sul sistema nervoso il massaggio agisce soprattutto sul dolore con effetto sedativo; lo scorrere delle manovre in modo calmo e continuo, determina un effetto rilassante per azione diretta sui muscoli. L'effetto migliore del massaggio è quindi quello rilassante che ha effetto sedativo e cinestesico coinvolgendo l'aspetto psichico. Tale aspetto è in stretta dipendenza dal rapporto che si instaura col terapista e l'ambiente.
La massoterapia si può effettuare con varie manualità  e tecniche di massaggio di vario tipo.

Le manualità  comprendono: Sfioramento Sfregamento - Impastamento Pressione Percussione Vibrazione.

SFIORAMENTO
Lo sfioramento è la manovra con cui si inizia e si conclude il trattamento. Consiste in uno scivolamento della mano sulla cute senza esercitare pressione. Ha funzione sedativa e prepara alle manovre più profonde.
SFREGAMENTO
Aumentando la pressione si ottiene lo sfregamento, che è la manovra pi๠importante in quanto precede e segue ogni altra manovra.
FRIZIONE
Si distingue dallo sfioramento sfregamento in quanto la mano mantiene costantemente il contatto con la cute e  agisce " frizionando" i piani superficiali e quelli profondi.
IMPASTAMENTO
L'impastamento è una manovra applicabile solo dove è presente massa muscolare. Tale tecnica consiste nel pinzare, sollevare e spostare trasversalmente il muscolo esercitando una pressione del pollice contro le altre dita della mano contrapposta. Si hanno due forme principali di impastamento: superficiale e profondo. Il pizzicottamento, è invece un tipo di impastamento che si esegue generalmente su piccole zone ed è praticato sollevando cute e sottocute fra il pollice, l'indice e le altre dita adeguando la presa alla superficie da trattare. Su zone estese, si usa di norma l'impastamento profondo, con il quale si esercita un'energica pressione sul tessuto muscolare da trattare.
PRESSIONE
Consiste in una pressione comprimente in senso perpendicolare alla cute del paziente. Si esegue con la mano che assume una forma diversa a seconda dell'estensione della ragione da massaggiare.  Segue il rilasciamento lento per la durata complessiva di pressione depressione di 10 secondi effettuata sempre con gradualità  e delicatezza. Si utilizza per facilitare il riassorbimento in caso di edemi e di deficit vascolari. Questa tecnica ha anche una azione riflessa secondaria di tipo sedativo e può essere applicata in caso di traumi recenti di tipo legamentoso in cui non vi sia versamento ematico.
PERCUSSIONE
Consiste in una serie di picchiettamenti rapidissimi e brevissimi eseguiti pi๠o meno rapidamente e con intensità  variabile usando le dita, il bordo della mano o le mani a coppetta. Gli effetti variano a secondo della forza usata: con i polpastrelli delle dita semiflesse si agisce in modo leggero e sedativo, con le mani a coppetta si crea un cuscinetto d'aria che rende pi๠elastica la battitura e quindi pi๠regolare e delicata, con la mano disposta a taglio e le dita rilassate si creano una serie di percussioni con effetto stimolante. In generale la percussione ne migliora la contrattilità  e il metabolismo muscolare, migliora la vascolarizzazione muscolare ed è pertanto indicata in lesioni che hanno provocato ipotrofia. Vi è anche una azione stimolatrice sul sistema nervoso.
VIBRAZIONE
La vibrazione consiste nel trasmettere movimenti brevissimi e rapidissimi

La Terapia fisica viene ancora suddivisa in:
  • Elettroterapia analgesica (lt ionoforesi, tens, galvanica, diadinamica, correnti interferenziali, correnti esponenziali, correnti di Kotz, ecc.)
Nel termine di elettroterapia analgesica si raggruppano i diversi impieghi della corrente elettrica (nelle sue varie forme) per scopi terapeutici. In generale la corrente elettrica esercita un triplice effetto analgesico-sedativo, vasomotore-trofico ed eccitomotorio.L'effetto analgesico è dovuto all'azione delle correnti sulle strutture nervose addette alla percezione ed alla trasmissione degli stimoli algogeni, ma anche alla liberazione di endorfine da esse indotta.
L'effetto vasomotore si estrinseca in una vasodilatazione che consente di far giungere ai tessuti una maggiore quantità di sostanze nutritizie e di facilitare la rimozione dei cataboliti e delle sostanze algogene.
Per effetto eccitomotorio si intende la capacità delle correnti elettriche di provocare la contrazione muscolare.  Le forme di corrente principalmente usate sono quelle continue o Galvaniche e quelle variabili.

  • Elettroterapia stimolante (esponenziale o faradica)
La contrazione di un muscolo o di alcune fibre provocata da alcuni tipi di correnti prende il nome di elettroterapie stimolante o elettrostimolazione muscolare.  Lo stimolo del muscolo si rivela efficace a patto che la corrente sia sufficientemente intensa, la variazione di intensità sia rapida, l'azione avvenga per un certo tempo secondo rapporti ben definiti.
La stimolazione avviene solitamente con un elettrodo collegato al polo positivo (elettrodo indifferente ) ed un elettrodo più piccolo collegato al polo negativo (elettrodo attivo ), da porsi sul punto motore del muscolo da trattare.
La scelta della durata dell'impulso avviene secondo la tolleranza del paziente.
Questo tipo di terapia è indicata nei casi di ipotrofia da non uso e potenziamento muscolare negli sportivi. Non è invece adatta nei casi di portatori di pace-maker e nei casi di intolleranza alla corrente utilizzata.
  • Elettroterapia perineale (tens, alto voltaggio ecc.)
Indicata per incontinenza urinaria e fecale.
  • Biofeedback
Il biofeedback è uno strumento che è basato sui principi della terapia comportamentale che aiuta la persona a regolare l'attivazione dell'organismo in risposta a stimoli ambientali o a stimoli interni (immagini, pensieri, sensazioni)
  • Termoterapia (Ultravioletti, infrarossi, radiofrequenza, radar, marconi, diatermia, applicazioni di fango e di paraffina, impacchi e compresse calde, aria calda, crioterapia, applicazione di ghiaccio, impacchi e compresse fredde)
Tecnica di terapia che utilizza a scopo curativo gli effetti provocati dal calore di provenienza esterna (raggi infrarossi, bagni di luce, termoforo o impacco caldo) o prodotto all’interno dell’organismo con metodiche particolari (marconiterapia, radarterapia ecc.) per provocare iperemia nei tessuti.
Il calore determina essenzialmente una vasodilatazione, con riattivazione della circolazione, soprattutto nel microcircolo, aumento delle attività metaboliche e degli scambi nutritizi dei tessuti, dell’attività secretoria delle ghiandole  esso ha inoltre un’azione ipotensiva ed analgesica.
Nel caso della cute aumenta la capacità di eliminazione delle tossine  nel caso dei muscoli provoca una più rapida eliminazione dell’acido lattico e dei suoi derivati con un recupero più rapido della funzionalità muscolare  nel caso di strutture tendinee, legamentose, ossee e articolari permette una rapida risoluzione di stati infiammatori o subinfiammatori cronicizzati.
Può essere applicato in varie forme: con applicazioni generali di aria calda (secca o umida), con applicazioni locali di calore secco (mediante termofori, borse calde, forno alla Bier ecc.) o di calore umido (mediante impacchi, cataplasmi), con bagni d’acqua, di sabbia, con applicazione di fanghi. Si possono considerare termoterapie anche le diverse forme di terapia fisica intese a provocare un aumento di calore direttamente nel contesto dei tessuti, come la diatermia, l’elettroterapia, la marconiterapia, l’ultrasuonoterapia.
Le indicazioni principali alla termoterapia sono costituite dalle malattie croniche delle articolazioni, dagli esiti di traumi, dagli spasmi e dolori muscolari localizzati, da alcune nevriti. Costituiscono invece controindicazioni le malattie febbrili, le malattie cardiache, la tubercolosi evolutiva.
  • Meccanoterapia (Tecarterapia, ultrasuonoterapia, fissa o a massaggio)
  • Laserterapia (I.R., E.N., CO2)
La laser terapia consiste nell'utilizzare per scopo terapeutico nel settore della fisioterapia gli effetti prodotti dall'energia elettromagnetica generata da due sorgenti di luce laser.  (L.A.S.E.R. =  Light Amplification by Simulated Emission of Radiation)
La magnetoterapia (o elettromagnetoterapia) è un genere di terapia alternativa che utilizza campi magnetici di vario genere. Coloro che attuano questa pratica affermano che sottoporre determinate parti del corpo ai campi magnetici prodotti da magneti produrrebbe effetti benefici sulla salute.

Altre terapie fisiche sono:

  • Terapia manuale, che riguarda il trattamento dei disordini muscoloscheletrici attraverso la manipolazione dei tessuti molli, della fascia e della struttura neuromuscoloscheletrica; esistono vari orientamenti tra cui: il metodo di Bienfait, l'Osteopatia, il metodo Ciriax, il metodo McKenzie, il concetto Kaltenborn, il concetto Maitland e altre Terapie Manuali di mobilizzazione-manipolazione, definibili anche come Terapie miofasciali o neuromuscolari
  • Idroterapia (bagni elettrici, bagni ipertermici, docce e bagni medicali, terapia termale)
L'idroterapia è un termine che indica sistemi di cura basati sull'acqua, anche se il successo della terapia non è necessariamente dovuto all'acqua in sé, ma ai risultati ottenibili mediante l'applicazione sul corpo umano di stimoli:
termici (caldo-freddo che si possono quindi ottenere anche con fieno, argilla o altro)
meccanici grazie a maggiore o minore pressione e/o attrito generato sulla pelle
chimici grazie ai preparati che possono essere aggiunti all'acqua
Il termine idroterapia è normalmente riferito alle proprietà fisiche dell'acqua (naturale, termale o medicata), mentre balneoterapia si riferisce alla cura di affezioni reumatiche o cutanee per mezzo di immersione in acque minerali o termali.
L'acqua possiede, una serie di proprietà chimico-fisiche (coefficiente di scambio termico molto maggiore dell'aria, capacità di assorbire il calore, eccetera) che ne fanno lo strumento più efficace all'applicazione di stimoli termici (questa è una delle ragioni per cui lo stimolo umido è più intenso di quello asciutto).
  • Linfodrenaggio (manuale o strumentale)
Il linfodrenaggio è un particolare tipo di massaggio praticato nelle zone del corpo con un'eccessiva riduzione della circolazione linfatica. Un ristagno della linfa stessa può provocare gravi turbative nei confronti delle funzioni della linfa.
  • Rieducazione neuromotoria, (in risposta ai problemi riabilitativi posti dalle gravi patologie neurologiche centrali e periferiche)
Per Rieducazione neuromotoria individuale si intende l’insieme delle forme di attivazione neuromuscolare più adatte al danno neurologico invalidante, al fine di recuperare o di ricercare risposte funzionali alternative.
Questo si ottiene mediante l’opportuna scelta di manovre che portano ad una specifica stimolazione di “ricettori periferici” (organi di senso in grado di captare gli stimoli esterni e di trasferirli ai centri nervosi).
Tale terapia è indicata nei seguenti casi: lesione del primo/secondo motoneurone (Ictus cerebrale, Morbo di Parkinson, Sclerosi laterale amiotrofica, Sclerosi multipla a placche, Atassie, Polinevriti, Tetraplegie ecc.).
Il fine della terapia sarà quello di permettere al paziente neuro-leso di raggiungere, per quanto possibile, il recupero dell’autonomia personale per lo svolgimento delle normali attività quotidiane.
  • Metodo di Vojta
Il metodo di Vojta prende il nome dal dottor Vaclav Vojta (12 luglio 1917 – 12 settembre 2000) che, dopo aver studiato il comportamento motorio patologico su scimmie che avevano avuto un'anossia cerebrale pre e post natale, vide che c'era un'analogia con i bambini affetti da Paralisi cerebrale infantile (PCI).
  • Metodo di Kabat
Il metodo Kabat o di Kabat (noto anche come tecnica Kabat e Proprioceptive Neuromuscolar Facilitation, Facilitazione Neuromuscolare Propriocettiva, PNF) è una tecnica di facilitazione e riabilitazione neuro-muscolare basato sulla stimolazione dei propriocettori.
Il metodo fu sviluppato dal neurologo statunitense Herman Kabat fra gli anni quaranta e cinquanta ed è oggi frequentemente applicata a pazienti neurologici affetti da mielolesioni o altre patologie neuro-muscolari.ad oggi il concetto che kabat svilluppò negli anni 50 è stata evoluta ,soprattutto in italia,dal Dt.Ft Giuseppe Monari trasformando la tecnica in R.M.P.(riequilibrio modulare progressivo); aggiungendo ai concetti base quali, facilitazione muscolare e irradiazione muscolare,uno studio approfondito sugli allungamenti muscolari selettivi per ogni singolo muscolo,i quali in condizioni nn fisiologiche si trovano in uno stato di accorciamento e contrattura che spesso risultano essere le cause di un gran numero di patologie muscolo scheletriche.
  • Metodo di Bobath

Il metodo di Bobath, o più correttamente concetto Bobath, è uno strumento utilizzato dai fisioterapisti nella cure delle grandi sindromi neurologiche, ad esempio ictus, che poi possono esitare in emiplegie o paraplegie. Nato inizialmente come strumento per il ricondizionamento neuromotorio nelle sindromi neurologiche infantili, il concetto si è sviluppato anche nella "versione" per adulti, che prevede una analisi oggettiva delle capacità residue del paziente e, attraverso un ricondizionamento propriocettivo e una forte esperienza sensoriale, aiutare il paziente stesso a combattere contro i sintomi e le disfunzioni che la malattia neurologica dà in termini di movimento, funzione e tono.
Il concetto Bobath prevede che durante il trattamento siano coinvolte tutte le figure che ruotano attorno al paziente (famiglia, specialisti medici, care givers, altri specialisti della riabilitazione...), in modo che il trattamento sia continuativo nell'arco della giornata e non solo limitato ad un'ora di trattamento, anche se giornaliero.
Prevede una valutazione che spazia sulle capacità residue di movimento del paziente, e come il paziente sa eseguire ciò di cui ha bisogno per accudire se stesso, in modo da poter migliorare la qualità di vita.
La proposta Bobath si basa su esperienze sensoriali; infatti al paziente non viene dato nessun ordine di tipo verbale, ma si cerca, attraverso le competenze e le sensazioni cinestesiche, di dare delle informazioni di tipo motorio, in modo da poter superare il problema.

Rieducazione posturale che può comprendere tecniche di rilasciamento e allineamento posturale,
la Ginnastica Correttiva in passato chiamata anche ginnastica medica, indirizzata al trattamento dei vizi posturali della colonna vertebrale (es. atteggiamento cifo-lordotico o scoliotico) e di alcuni difetti di natura ortopedica degli arti inferiori (ginocchio varo o valgo, piede piatto o cavo, ecc), abbondantemente superata dalle moderne tecniche di rieducazione posturale, tra cui il "Riequilibrio della struttura muscolare" della Meziérés e la Rieducazione posturale globale di Souchard

Rieducazione respiratoria,
La riabilitazione respiratoria ha l’obbiettivo di migliorare la disabilità legata all'insufficienza respiratoria: è indicata in tutte le malattie polmonari croniche quali le broncopatie croniche ostruttive, statisticamente le più frequenti, le bronchiectasie, le malattie interstiziali, la fibrosi cistica, le alterazioni della gabbia toracica, nella preparazione e nel post-operatorio di interventi di trapianto polmonare e di riduzione chirurgica dell’enfisema polmonare.
Essa si esplica nei seguenti modi: con un complesso di tecniche kinesiterapiche dirette a migliorare la funzione dei muscoli respiratori e a mobilizzare la gabbia toracica; con esercizi di training muscolare per gli arti superiori, per gli arti inferiori e per il tronco; con posture drenanti i secreti bronchiali; con apprendimento di tecniche della tosse; con educazione e allenamento dei vari aspetti della vita di relazione, elaborando strategie comportamentali personalizzate e finalizzate a prevenire o almeno a ridurre l’insorgenza della dispnea durante l’esecuzione degli atti quotidiani, migliorando in conclusione la qualità della vita del bronco-pneumopatico.

Ginnastica vascolare (strumentale o manuale)
La ginnastica vascolare idrica serve per migliorare la circolazione sanguigna, curare i dolori reumatici e rimineralizzare l’organismo.
La pratica della ginnastica vascolare idrica prevede l’immersione degli arti prima in acqua calda (40-42 gradi) e poi in acqua fredda (circa 20 gradi).
Questo procedimento deve essere ripetuto per circa 3o minuti.
Ma come funziona la ginnastica vascolare idrica?
In pratica, lo sbalzo di temperatura costringe le arterie ed i capillari a svolgere una continua attività in cui si alternano dilatazione e costrizione.
Come conseguenza si otterrà un netto miglioramento della circolazione periferica.

Rieducazione cardiologica
La riabilitazione cardiologica, cioè la riabilitazione dei pazienti affetti da malattie cardiovascolari, è definita come “la somma degli interventi richiesti per garantire le migliori condizioni fisiche, psicologiche e sociali in modo che i pazienti, con cardiopatia post-acuta o cronica, possano riprendere o conservare il proprio ruolo nella società”.
La definizione identifica il soggetto della riabilitazione nel paziente con cardiopatia post-acuta o cronica ed inoltre definisce l’ obiettivo dell’ intervento: riassumere e conservare una condizione la più vicina possibile allo “stato di salute”, favorendo il processo di recupero psicofisico, prevenendo la progressione della malattia e promuovendo la riduzione di nuovi eventi cardiovascolari, mediante l'ottimizzazione del trattamento e la programmazione di controlli laboratoristici e strumentali.

Rieducazione viscerale
La rieducazione viscerale è un tipo di trattamento che si effettua non fisicamente sull’organo, ma sulla fascia, o guaina, che lo avviluppa e lo avvolge, permettendone il movimento.

Rieducazione perineale
La riabilitazione del pavimento pelvico può essere definita come un insieme di tecniche specifiche di tipo conservativo (non si parla di metodiche chirurgiche e/o farmacologiche) che hanno come obbiettivo la correzione di molteplici disfunzioni.
Esistono diverse problematiche legate ad alterazioni funzionali del pavimento pelvico, organo di estrema importanza per il sostegno e la sospensione dei visceri pelvici (utero, vescica, retto-ano), la continenza urinaria e anale, il parto, la funzione sessuale.

Rieducazione in acqua
L'idroterapia e la riabilitazione in acqua sono entrate da pochi anni a far parte dei protocolli di riabilitazione in campo ortopedico e sportivo.
Riabilitazione in acqua
Nonostante ciò, sin dal momento della loro introduzione, hanno registrato un crescente consenso sia da parte di medici e fisioterapisti, sia da parte dei pazienti. In effetti negli ultimi trent'anni la terapia in acqua, conosciuta già dall'antichità, si è integrata sempre più nei percorsi di recupero tradizionali. Oggi, grazie anche ai suoi numerosi successi, possiamo finalmente affermare che tale forma di riabilitazione motoria è divenuta, a pieno titolo, parte integrante di molti percorsi riabilitativi.
L'idroterapia è indicata sia come mezzo di preparazione fisica in vista dell'intervento chirurgico sia come efficace strumento riabilitativo nella fase di rieducazione post-operatoria. In quest'ultimo caso la riabilitazione in acqua inizia, solitamente, dopo la desuturazione rappresentando un trattamento importantissimo quando gli esercizi tradizionali sono controindicati.

Riabilitazione in acqua
Anche se spesso i percorsi riabilitativi si limitano a far compiere al paziente esercizi molto simili a quelli che si eseguono in palestra, per impostare un corretto programma di riabilitazione in acqua bisogna conoscere alcuni princìpi molto importanti, come quello del galleggiamento, della viscosità e della pressione idrostatica. Tali conoscenze andranno poi integrate tra di loro ed adattate ai problemi del paziente ed agli obiettivi del programma terapeutico.

Terapia occupazionale
La Terapia Occupazionale promuove la salute e la partecipazione attraverso l'impegno in occupazioni.

Educazione e rieducazione psicomotoria
La terapia psicomotoria rappresenta una formazione di base indispensabile a qualsiasi bambino, sia esso normale che diversamente abile.
Ha come scopo quello di favorire la genesi dell’immagine del corpo, nucleo centrale della personalità e si applica durante tutto il periodo di maturazione dello schema corporeo , cioè fino alla pubertà.  Partendo dal bagaglio genetico, l’evoluzione del soggetto si compie a partire dal processo di maturazione il cui dinamismo è programmato. Questa programmazione è modulata dal processo di adattamento che deriva dall’equilibrio tra assimilazione (ciò che l’organismo attinge dall’ambiente) ed adattamento ( la risposta attiva dell’organismo durante la situazione).
L’adattamento è da intendersi come adeguamento dell’organismo all’ambiente ed è condizionato dall’equilibrio tra assimilazione, in cui l’organismo incorpora l’ambiente nelle strutture che già possiede, ed accomodamento, in cui esso si modifica adattandosi alla realtà esterna, oppure considerarlo anche come l’assestamento della risposta motoria alle sollecitazioni dell’ambiente.
Entrambe rappresentano un processo complementare e non divisibile. I nuovi dati dell’esperienza, incorporati in schemi già posseduti,la modificano adattandola a nuovi aspetti della realtà.
Lo sviluppo cognitivo altro non è che l’equilibrio tra assimilazione, il vecchio, ed accomodamento, il nuovo. Equilibrio raggiunto molto bene nei soggetti sani, non nei malati , anche se ciò non significa che persino in situazioni patologiche il soggetto non possa trovare un equilibrio adattivo.
Durante lo sviluppo psicomotorio è grazie al rapporto con gli altri che l’essere umano scopre se stesso e che la personalità si costruisce poco a poco. Ma se la qualità della relazione umana incide indirettamente sull’evoluzione funzionale, è vero anche il contrario cioè, che l’esperienza altrui e la possibilità di stabilire degli scambi sono legati allo sviluppo funzionale.
Nel campo psicomotorio, la funzione di adattamento e le funzioni gnosiche potrebbero influenzare l’intervento psicomotorio (le funzioni gnosiche riguardano gli aspetti consci dell’informazione ed esigono l’intervento degli analizzatori corticali).
La funzione di adattamento è all’origine della spontaneità nella risposta motoria. Il suo deficit comporta una forma di comportamento stereotipato che racchiude il soggetto in automatismi rigidi e difficilmente modificabili. Al contrario, la sua ampiezza traduce una plasticità delle strutture nervose.
La funzione di adattamento necessita delle informazioni ai diversi livelli di organizzazione del sistema nervoso centrale.La percezione rappresenta l’aspetto conscio dell’informazione ed esige una sintesi mentale a partire dall’attività degli analizzatori corticali specifici.
Il lavoro percettivo svolge un ruolo assai importante in educazione e rieducazione psicomotoria. Le funzioni gnosiche sono importanti sia per i dati in rapporto con l’ambiente, sia per quelli in rapporto con il proprio corpo. L’attenzione diretta sul proprio corpo permette la presa di coscienza d’informazioni di origine propriocettiva e mette in gioco la funzione d’interiorizzazione.
Il movimento umano è organizzato in funzione di uno scopo che gli conferisce la propria unità. Ma il corpo umano è un insieme di segmenti articolati, anche se non si sposta in blocco, Quando il soggetto dinanzi ad un problema deve accomodare la sua risposta motoria, l’unità, la globalità del movimento sono necessariamente rispettate, mentre l’organizzazione del tempo delle diverse sequenze del movimento ne assicurerà l’armonia e la coerenza. Al contrario, un difetto di strutturazione temporale ne farà un insieme privo di originalità.
Nella prospettiva psicomotoria l’intervento( psicomotorio), consiste nel mettere le strutture corticali in grado di avere un ruolo effettivo nella programmazione della risposta motoria. Per accedere alla globale disponibilità del corpo, la concordanza dei campi percettivi, cinestetici, visivi e sonori è assai importante.
Questa possibilità offre al soggetto umano di accedere alla vera padronanza dei suoi movimenti, condizione necessaria per l’autonomia e l’equilibrio della persona. Anche in questo caso, l’intervento psicomotorio rappresenta, pur non essendo l’assoluta panacea , un ottimo approccio al corpo del bambino, proprio perché utilizza la mediazione del corpo e del movimento. Il bambino in terapia psicomotoria scopre un corpo che si muove, che agisce, che esprime ansie e desideri. Egli può manifestare l’ansia, l’insicurezza con il rifiuto, l’aggressività, la passività.
La terapia psicomotoria non è l’imposizione di una successione di esercizi, come molti ancora continuano a credere!, ma la capacità di mettere il bambino in situazioni di fare esperienze dirette, di esplorare, di verificare, di conoscere le proprie capacità e di superare, secondo i propri limiti, le difficoltà. Durante le sedute deve emergere non soltanto l’aspetto ludico, la seduzione del bambino nei confronti del terapeuta, ma anche una situazione di apprendimento e di verifica.
Un progetto terapeutico deve essere preparato in funzione dei problemi, dei bisogni del bambino e tener presente anche delle difficoltà che il bambino deve superare, non solo in funzione di una metodica per quanto valida possa essere. De Aijuriaguerra, nel suo manuale di psichiatria del bambino, afferma: “Il sintomo indica che c’è la malattia, ma che è una manifestazione che nasconde una disorganizzazione globale e spesso molto vasta”.
La fattibilità del progetto dipende non soltanto dalle conoscenze del bambino, ma dalla capacità del terapeuta di rapportarsi con lui, di adeguarsi al suo ritmo ed interagire tra momenti educativi e didattici, che sono comunque e sempre terapeutici. Ciò che emerge in terapia psicomotoria è il “vissuto” del bambino che “vive”, in maniera diretta, le sue esperienze e non per apprendere delle nozioni.

Bendaggio funzionale
Il bendaggio funzionale è una tecnica di immobilizzazione parziale volta a ridurre i tempi di guarigione rispetto alle metodiche di immobilizzazione tradizionali. Un’articolazione viene infatti messa in scarico e protetta, soltanto nella direzione di movimento dolorosa o patologica. Tale tecnica fu messa a punto e introdotta in fisioterapia negli anni 60 da un gruppo di ricercatori americani. Si ottiene attraverso l’applicazione mirata di bende e cerotti adesivi.
Le bende utilizzate si distinguono per le varie misure (cm 6-8-10), o per il loro grado di estensibilità. Alcune bende sono elastiche in larghezza,altre in lunghezza, altre ancora in entrambe le direzioni; vengono impiegate a seconda delle indicazioni. Il cerotto o tape anaelastico viene utilizzato per bloccare l’articolazione nelle direzioni desiderate.

Terapie non convenzionali
Per Terapie non Convenzionali si intende un insieme di tecniche terapeutiche di cui non si conosce ancora bene nè il meccanismo d'azione nè l'efficacia. Quindi tali approcci, non avendo nessun riscontro scientifico, non rientrano nella Medicina Ufficiale o Convenzionale.
Fanno parte della medicina non convenzionale l'Omeopatia, la Fitoterapia, l'Ayurveda, l'Omotossicologia e l'Osteopatia e altre, che non si limitano a curare la malattia, ma hanno come scopo mettere al centro l'individuo nella sua globalità e la capacità che ha l'organismo di guarire se stesso. Con queste tecniche quindi si vuole ristabilire l'armonia tra la parte ammalata e l'intero organismo.
Secondo la medicina non convenzionale molte malattie acute (raffreddore, febbre, tosse, mal di gola, etc.) sono considerate "crisi positive" ovvero l'espressione della reazione di difesa dell' organismo verso le tossine accumulate e i danni che esse hanno provocato. Quindi se non si è affetti da patologie gravi, e il sistema immunitario è comunque in buone condizioni si può ricorrere, dietro il consiglio di un medico esperto in questo settore, a tali rimedi. In tutti gli altri casi queste terapie possono essere soltanto di sostegno per la guarigione.

Riabilitazione stomatognatica

Confezionamento ortesi


La tecarterapia (Trasferimento Energetico Capacitivo Resistivo) è una tecnica che stimola energia dall’interno dei tessuti biologici, attivando i naturali processi riparativi e antiinfiammatori. La sua ragione d’essere sta nella constatazione che ogni patologia osteo-articolare e dei tessuti molli rallenta e modifica i processi biologici che stanno alla base della riparazione del danno subito.
La tecarterapia richiama le cariche elettriche da tutto il corpo, sfruttando il modello del condensatore, cioè due conduttori affacciati e separati da un isolante.È una terapia ad alto indice di efficienza, arrivando spesso anche al 50% (soprattutto per lesioni muscolari acute e traumi distorsivi).
Il vantaggio della tecarterapia rispetto ad altre terapie energetiche è che, poiché l’energia proviene dall’interno, è possibile interessare anche strati profondi, non trattabili con trasferimenti esterni di energia per i danni alla cute causati dalle energie emesse. Non ha effetti collaterali (ciò consente di applicarla in tempi molto ravvicinati al trauma, ripetendola eventualmente più volte al giorno) e può essere associata senza problemi ad altre terapie, come la terapia manuale.

Riduzione e annullamento del dolore e di altri sintomi e segni di sofferenza:
trattamento da effettuarsi già a partire dalle condizioni più acute e severe, in modo da anticipare il più possibile l’azione benefica e di sollievo; allo stesso tempo la precocità dell’intervento terapeutico è di prevenzione rispetto alla rapida strutturazione di compensi statico-dinamici e danni tissutali (contratture, fibrosi, alterazioni del microcircolo locale, alterazione della conduzione nervosa, modificazione della percezione corporea e motoria con tutto ciò che ne può derivare, ecc.).

Normalizzazione delle strutture neuro-muscolo-scheletriche disfunzionali e sintomatiche:
con riferimento a limitazioni nella mobilità articolare o nell’equilibrio di forze e tensioni muscolari, coordinazione ed efficacia nell’azione muscolare, recupero di conduttività neurale ed efficacia della circolazione sanguigna e linfatica, distribuzione corretta della mobilità multisegmentaria e ripristino di adeguate e fisiologiche sinergie motorie e funzionali.
Riabilitazione funzionale:
i risultati ottenuti vanno integrati nella funzionalità quotidiana, con recupero della più normale vita di relazione e lavorativa. Allo stesso tempo, il problema iniziale va ricondotto alla sua giusta dimensione, nella considerazione del paziente stesso, ma anche valutato nelle sue più chiare ed ampie caratteristiche da un punto di vista clinico in modo da mantenere, nell’equipe terapeutica, un valido e opportuno orientamento.

In Italia, a norma di legge, le scienze fisioterapiche possono essere praticate da: fisioterapisti con laurea (Dottori in Fisioterapia) o fisioterapisti con laurea quinquennale (Dottori Magistrali in Fisioterapia).  Queste figure sono abilitate a svolgere in via autonoma, o in collaborazione con altro personale sanitario, gli interventi di prevenzione, lt cura e riabilitazione nelle aree della motricità, delle funzioni corticali superiori, e di quelle viscerali conseguenti ad eventi patologici, a varia eziologia, congenita o acquisita, e il loro intervento può avvenire insieme con altri professionisti sanitari, come il lt logopedista, l'infermiere, il terapeuta occupazionale, lt medico di medicina generale, l'ortopedico, il neurologo, il cardiologo, lo pneumologo, il neuropsichiatra, il fisiatra, l'educatore professionale sanitario ecc.
In Italia, il Ministero della Sanità ha individuato con il D.M. n.741 del 14 settembre 1994, la figura e il profilo professionale del fisioterapista.  Il Decreto ministeriale del 27 luglio 2000 ha specificato quali siano i titoli, conseguiti prima dell’istituzione dei Corsi di Laurea e Laurea Magistrale in Fisioterapia, da ritenere equipollenti.
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